"Alla fine dello scorso novembre, mi è stato chiesto di re-immaginare la Maison Schiaparelli.
In quel momento avevo appena lasciato la maison dove ho passato tutti i dieci anni della mia carriera. E' stato con quel lavoro che ho scoperto chi ero come designer, ma anche come persona, come adulto, come newyorkese.
Mentre cominciavo a pensare alla mia visione di Schiaparelli, stavo anche pensando chi potessi essere io stesso, perché in quel momento non lo sapevo più.
Nell'ultimo decennio sono stato solo una persona e solo un genere di artista.
Adesso avevo la possibilità di diventare qualcun altro, qualcosa d'altro.
Ogni mattina, camminavo dal mio appartamento in Downtown Manhattan fino alla fine di Chinatown. Quella passeggiata mi portava da un mondo a un altro, e mentre camminavo, vedevo svanire i danarosi e raffinati newyorkesi del XXI secolo, rimpiazzati da qualcosa di più antico, mentre le boutique lasciavano il posto ai fruttivendoli e i cafè alle piccole botteghe che vendevano utensili, dolci e vari tipi di té. Era come se stessi entrando nel mio futuro, attraversando il passato.
In quel periodo affittavo un appartamento stretto come una scatola di scarpe, ritagliato all'interno dell'atelier di una mia amica che fa cappelli. Nel mese di dicembre ero seduto alla mia scrivania, indossando guanti e cappuccio (il riscaldamento non funzionava, almeno, non così bene), ascoltando la vibrazione della linea metropolitana M che attraversava il ponte di Manhattan passando davanti alla mia unica finestra, e disegnavo.
Ho pensato spesso alla natura della creatività e come un artista crea la propria estetica solo quando è capace di ritirarsi nella parte piú pura e più infantile di se stesso, un posto dove niente può essere sbagliato o andare male, perché tutto esiste nel regno della possibilità. Essere un artista vuol dire aggrapparsi a quell'esuberanza, quella ingenuità e quel senso di meraviglia.
Cinismo, senso della realtà, essere snob: sono questi i nemici dell'artista. La creatività può progredire solo se lascia andare tutto ciò che conoscevi già.
Questa collezione è la storia di quel dicembre, di quello che ho sognato in quel piccolo studio. Si tratta di tutto quello che ho imparato lì: che la vita è una continua trasformazione, non è la più sicura né la più facile, ma è la più esilarante."
Daniel Roseberry
1 luglio 2019
Paris
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