Desidero dare seguito al mio contributo al Magazine UFASHON HAUTE COUTURE Autunno / Inverno 2020 con un articolo in cui espongo un'idea riguardante un'etnografia contemporanea della moda.
Il mio desiderio è offrire una serie di brevi dichiarazioni mensili per illustrare questo punto di vista. I mesi che intendo usare non sono tratti dal familiare calendario gregoriano introdotto nel 1582 da un papa da cui ne proviene il nome. Il calendario gregoriano fu adottato in tutta Europa e divenne lo standard internazionale all'inizio del XX secolo.
Uso invece i mesi derivanti dal calendario repubblicano francese introdotto nel 1782, e successivamente nello Stato Pontificio durante la Prima Repubblica Romana tra il mese di marzo 1798 e il mese di settembre 1799.
Lo spirito di questo nuovo calendario era quello di richiamare alla mente i cambiamenti stagionali adottando un terminologia corrispondente alle condizioni fisiche delle varie attività mensili legate al ciclo agricolo.
Il primo mese dell'anno era la Vendémiaire, la stagione del raccolto, che di fatto chiudeva un ciclo annuale e ne avviava un altro. In Italia questo mese si chiamava Vendemiaio, corrispondente all'incirca a settembre.
È stato seguito da Brumaio, che prende il nome dalla parola nebbia. L'uscita del mio precedente contributo corrisponde all'inizio del nuovo anno, mentre questo corrisponde al secondo mese.
Adotto questa nomenclatura perché desidero esplorare il modo in cui gli elementi naturali trovano la loro strada nell'attività umana in qualsiasi ambito, compresa la moda.
Inevitabilmente l'ingegnosità umana ha oscurato il legame tra la nostra condizione fisica e il ciclo annuale di pratiche culturali. Ma le connessioni persistono. Le stagioni della moda sono un'ovvia espressione di questa correlazione, su cui si può dire molto.
L'alternanza delle stagioni ha profonde implicazioni antropologiche per l'esperienza umana. Un illustre studio del contrasto tra inverno ed estate si trova in un saggio pubblicato da Marcel Mauss nel 1906 sull'organizzazione delle comunità Innuit nell'Artico settentrionale.
Secondo le sue scoperte, l'inverno si concentra su attività sacre correlate alla concentrazione spaziale e demografica. L'estate invece è più frammentata, solitaria e dispersa, associata ad attività profane.
Il saggio è stato un contributo a un più ampio dibattito europeo sul fatto che la società Inuit fosse collettivista o individualista. La risposta è che questi orientamenti si alternano su base stagionale. Anche in epoca moderna l'inverno ha un carattere più collettivo e sacro, come testimoniano le feste sacre che nell'emisfero nord si organizzano in questa stagione. L'estate è invece più frivola e individualista. Questo incontro tra il mondo fisico e quello sociale si traduce in una serie di attività culturali di modi che possono, tuttavia, essere difficili da discernere.
Nella moda la rilevanza più profonda dei ritmi stagionali può essere particolarmente oscura, data l'importanza suprema dell'innovazione creativa. Eppure le due principali sfilate di moda dell'anno sono organizzate nel cuore dell'inverno settentrionale, a gennaio e nel caldo di mezza estate di luglio. Seguendo l'intuizione di Mauss, potremmo aspettarci che la stagione invernale sia più riflessiva con una maggiore attenzione alle preoccupazioni collettive, mentre l'estate rappresenta una liberazione da questi vincoli. Inevitabilmente, il contrasto può ispirare rispetto o dissenso, o semplicemente essere ignorato. Ma nell'esperienza umana a un certo livello il contrasto esiste, e questa percezione subliminale può informare il processo di decostruzione che è così importante nell'universo della moda di oggi.
Come sappiamo, la decostruzione distrugge il mondo e lo ricompone secondo il capriccio e la fantasia del designer. La trasgressione è un ingrediente comune in questo processo; eppure questa sfida al presente può essere efficace solo quando la memoria condivisa preserva la conoscenza delle regole che devono essere infrante nella ricerca di un nuovo ordine estetico. La logica dell'alternanza stagionale può essere tra queste regole.
Gregory Overton Smith, D.Phil. (Oxford)
Temple University Roma