Una collezione, quella degli studenti dell’Accademia Maria Maiani, che prende spunto dagli anni Trenta e dalle visionarie macchine di Bruno Munari, trasportando il loro concetto di inutilità su abiti che usano invece l’utilità del movimento come elemento essenziale per sovrapposizioni cromatiche, scomposizioni geometriche, spettacolari effetti visivi.
Tutto si muove e oscilla in un mondo superfluo e immateriale, con trasparenze impalpabili, originali decorazioni come origami, tessuti double costruiti manualmente, mentre gli ingranaggi dei macchinari sono dipinti a stencil o ritagliati in applicazioni di pelle ecologica.
Tutto è evanescente ed eccentrico in questa Wonderland dove tutto è capovolto nelle forme e nel significato. Per cercare nuove forme e nuovi significati.